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Khaled HOSSEINI,
Il cacciatore di aquiloni,
Einaudi, 2006
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"... Non
è vero che si puó seppellire il passato,..Il passato si aggrappa con i suoi
artigli al presente..." capolavoro
di Khaled Hosseini, un romanzo avvincente e traboccante di emozioni.
Amir, un ragazzo afgano, trascorre la sua vita fino all'adolescenza
a Kabul, con il padre -Baba- e due servi: , è una vita serena, agiata,
impegnata fra scuola e tempo libero, lettura e gioco
condivisa con un amico fraterno, Hassan.
Poi i rivolgimenti politici del Paese costringono Baba e Amir a emigrare in
America. Gli Stati Uniti diventano storia di fatica e impegno sovrumani per crearsi
un nuovo futuro, di dolori e lutti ma anche di grandi amori. Poi una telefonata dall'Afghanistan: il passato ritorna e
il presente del vecchio paese si presenta più crudo che mai, capace di dilaniare
ma anche di insegnare che dall'errore si può e si deve uscire.
E' la prima opera scritta da Hosseini e senza dubbio, è da
annoverare tra i più celebri romanzi della letteratura moderna.
E’ un'opera appassionante in grado con semplici parole di
toccare il cuore e far riflettere. Quarant'anni di storia afgana descritti
seguendo la vita di Amir, con le sue gioie, i suoi dolori e quello squarcio al
cuore in quella sera dell'inverno 1975, accantonato nel marciapiede della
memoria per 20 anni. Con un linguaggio semplice ma diretto e appassionante
Hosseini ha veramente creato un romanzo dalla forza straordinaria.
"Questo
libro ha un solo difetto: lo si divora fin tropo in fretta. "AMAZON.COM"
Ilaria
Trevisan

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Mille splendili soli
Piemme, 2007
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Khaled Hosseíni continua a
raccontare la realtà e la quotidianità di un mondo in guerra, che noi sfioriamo
distrattamente attraverso l'informazione e dimentichiamo ancora più velocemente.
E lo fa attraverso una narrazione a volte dura e insostenibile ma tanto più
significativa in quanto vera. Siamo in Afghanistan e
seguiamo l'amicizia fra Mariam e Laila: la prima è una bastarda, esiliata dalla
società in quanto tale, che deve solo accontentarsi di un marito vecchio,
violento e maschilista; Laila viene da una famiglia integralista, per cui è
stato un onore avere dei figli morti martiri, tranne poi ritrovarsi una madre
impazzita che lei deve accudire. L'amicizia di queste due donne nasce da una
comune sopportazione di un destino, che a volte appare inumano al lettore: ma
basterà a quest'ultimo una breve riflessione che riporti alla memoria brevi
notizie televisive o giornalistiche degli anni ottanta su quel paese per
rendersi conto che la realtà è per molti un orrore
quotidiano. Eppure solo il sodalizio
femminile riesce a dare a queste due donne degli attimi di pace e di complicità,
in un mondo dove salgono al cielo i sospiri,
di queste donne a
formare nubi, che
poi si spezzavano in frantumi, cadendo
silenziosamente sulla gente.
Daria
Peterlongo

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